Alla fine degli anni settanta avevo
tredici anni.
Anni difficili.
Solo crescendo me ne resi conto.
Ricordo mia madre.
Con le vicine di pianerottolo si
ritrovava al pomeriggio per il caffè, fumare una sigaretta (quancuno
ricorda le Kim?) e chiacchierare di tutto un po'.
Io bazzicavo tra la mia camera e la
cucina, che tradotto voleva dire tra la musica ed il cibo.
Talvolta il chiacchierio tra loro si
faceva sommesso ed intenso, intuivo allora che si trattava di
qualcosa di particolarmente rilevante, di una certa importanza
insomma.
Avevo imparato a capire. Mia madre me
ne avrebbe comunque parlato.
Erano "problemi di droga",
come lei diceva, del figlio di ... o della figlia di ... che si
bucavano, che si facevano.
Problemi a casa e frequentazione di
compagnie balorde.
Sì, perchè parlare di droga in quel
tempo era qualcosa di veramente grave, di veramente brutto.
Un figlio che si bucava, in generale,
era direttamente collegato alla famiglia in cui viveva, al padre
difficile, violento, alla madre snaturata, alcolizzata, o cresciuto
parcheggiato da amici o parenti, senza amore o affetto.
Non per questo giustificabile il gesto,
sia ben chiaro che all'uso delle "sostanze" sono certamente
contrario, ma, in un certo senso, quasi "comprendibili" le
motivazioni.
In questo senso, l'oggi non ha imparato
nulla dallo ieri.
Oggi infatti il consumo di tali, e ben
più gravi droghe, è enormemente aumentato dagli anni settanta.
Ma ... vedete, riprendendo le
chiacchiere di mia madre, qualcosa non mi torna.
Negli anni passati si poteva discutere
di "motivazioni", comprendibili o meno, ma pur sempre di un
"perchè" da cui partire. Oggi molto spesso è puro
divertimento.
Come un gioco che finisce per
imprigionarti, impossessarti per sempre.
Bruciarti la vita.
Il "perchè" di oggi
ridicolizza il "perchè" di ieri, poveri disgraziati in
cerca di qualcosa che curasse le ferite dell'anima e dell'amore mai
ricevuto.
Mi sono imbattuto in un articolo di
Sean Penn su Rolling Stones, che racconta l'incontro con uno dei
narcotrafficanti più potenti al mondo, El Chapo, e per quanto io lo
condanni non riesco a vedere diversamente da lui chi "consuma".
E la richiesta aumenta.
Il vorticoso affare che sta dietro a
tutto questo, oggi, ha ripulito l'immagine dell'eroinomane degli anni
settanta, perchè non renderebbe attraente questo mondo, perchè
sarebbe identificabile e misurabile, perchè non sarebbe cool.
Meglio giovani belli, sorridenti, da
far divertire, con la voglia di godersi la vita stampata in faccia.
E' un meccanismo automatico, tipo una
vite senza fine, che non guarda in faccia a nessuno.
L'uomo è stato sostituito dal
"cliente" e l'età media si è abbassata.
Non possiamo fare altro che parlarne,
augurandoci che si aprano più occhi possibili, cercando di stimolare
una reazione, un impeto, alla voglia di vivere da uomini liberi,
capaci di usare la testa ed il cuore.
Rock your Love & Rock your Life!
Mirko
mirkomigliorini.blogspot.it