domenica 28 febbraio 2016

Liberi Veramente

Alla fine degli anni settanta avevo tredici anni.
Anni difficili.
Solo crescendo me ne resi conto.

Ricordo mia madre.

Con le vicine di pianerottolo si ritrovava al pomeriggio per il caffè, fumare una sigaretta (quancuno ricorda le Kim?) e chiacchierare di tutto un po'.
Io bazzicavo tra la mia camera e la cucina, che tradotto voleva dire tra la musica ed il cibo.
Talvolta il chiacchierio tra loro si faceva sommesso ed intenso, intuivo allora che si trattava di qualcosa di particolarmente rilevante, di una certa importanza insomma.
Avevo imparato a capire. Mia madre me ne avrebbe comunque parlato.
Erano "problemi di droga", come lei diceva, del figlio di ... o della figlia di ... che si bucavano, che si facevano.
Problemi a casa e frequentazione di compagnie balorde.

Sì, perchè parlare di droga in quel tempo era qualcosa di veramente grave, di veramente brutto.
Un figlio che si bucava, in generale, era direttamente collegato alla famiglia in cui viveva, al padre difficile, violento, alla madre snaturata, alcolizzata, o cresciuto parcheggiato da amici o parenti, senza amore o affetto.
Non per questo giustificabile il gesto, sia ben chiaro che all'uso delle "sostanze" sono certamente contrario, ma, in un certo senso, quasi "comprendibili" le motivazioni.
In questo senso, l'oggi non ha imparato nulla dallo ieri.
Oggi infatti il consumo di tali, e ben più gravi droghe, è enormemente aumentato dagli anni settanta.
Ma ... vedete, riprendendo le chiacchiere di mia madre, qualcosa non mi torna.
Negli anni passati si poteva discutere di "motivazioni", comprendibili o meno, ma pur sempre di un "perchè" da cui partire. Oggi molto spesso è puro divertimento.
Come un gioco che finisce per imprigionarti, impossessarti per sempre.
Bruciarti la vita.
Il "perchè" di oggi ridicolizza il "perchè" di ieri, poveri disgraziati in cerca di qualcosa che curasse le ferite dell'anima e dell'amore mai ricevuto.
Mi sono imbattuto in un articolo di Sean Penn su Rolling Stones, che racconta l'incontro con uno dei narcotrafficanti più potenti al mondo, El Chapo, e per quanto io lo condanni non riesco a vedere diversamente da lui chi "consuma".
E la richiesta aumenta.
Il vorticoso affare che sta dietro a tutto questo, oggi, ha ripulito l'immagine dell'eroinomane degli anni settanta, perchè non renderebbe attraente questo mondo, perchè sarebbe identificabile e misurabile, perchè non sarebbe cool.
Meglio giovani belli, sorridenti, da far divertire, con la voglia di godersi la vita stampata in faccia.
E' un meccanismo automatico, tipo una vite senza fine, che non guarda in faccia a nessuno.
L'uomo è stato sostituito dal "cliente" e l'età media si è abbassata.
Non possiamo fare altro che parlarne, augurandoci che si aprano più occhi possibili, cercando di stimolare una reazione, un impeto, alla voglia di vivere da uomini liberi, capaci di usare la testa ed il cuore.

Rock your Love & Rock your Life!
Mirko


mirkomigliorini.blogspot.it